EL TOPO (1971) Alejandro Jodorowsky


"Tu spari per trovarti, io lo faccio per sparire. La perfezione è perdersi e per perdersi bisogna amare. Tu non ami. Tu distruggi, uccidi e nessuno ti ama. Perché quando credi di dare, in realtà stai prendendo".
Considerata una pellicola di culto, El Topo ("la talpa" in spagnolo) è il primo western surrealista. Immaginate un mix composto di elementi Buñueliani, di eco provenienti dallo spaghetti western di Sergio Leone, il tutto intriso di spiritualismo New Age, riletture cristologiche e accenti politici. E' molto pericoloso forzare la lettura dei simboli proposti da Jodorowsky, dal momento che la personalissima sensibilità artistica del regista rimane per lo più ermetica. Si può tentare di dare spiegazioni e si rischia di forzarne i contenuti. Ad esempio in una parte del film, il protagonista e Mara, fiaccati dalla sete mentre percorrono il deserto, riescono ad abbeverarsi perché El Topo prega e spara ad una pietra che inizia a zampillare acqua. Beh, Jodorowsky disse che sapeva a priori che la pietra avrebbe emesso acqua in quanto assomigliava al suo pene. E' chiaro che tali spiegazioni sono di un'eccentricità tale che ogni tentativo di rilettura dei simboli è impossibile in quanto nascosta nella mente del regista. In più, per dirne un'altra, sembra che Jodorowsky, durante le riprese, indossasse delle mutande che gli lasciavano scoperto l'ano e parte del pene, in modo che questo ampliasse la sua visione creativa.

Quello che lo spettatore può fare di più saggio, quindi, è immergersi in questo realtà onirica fatta di simboli e concetti sovente inafferrabili. D'altra parte è impossibile non pensare che la vita di questo eccentrico artista non sia stata influenzata da un'infanzia peculiare fatta di precoci esperienze sessuali (a partire dai quattro anni!). In tutti i casi El Topo mantiene una linearità narrativa superiore a La Montagna Sacra (1973) ma meno solida di Santa Sangre (1989). Il film presenta tutto il circo visivo e tematico del regista: violenza, feticismo, sangue e personaggi deformi con la positiva sensazione che anche le cose più forti non siano rappresentate con mero intento esploitativo ma rimandino a qualcosa di più "alto". Il pericolo della sopravvalutazione è comunque dietro l'angolo nel momento in cui lo spettatore viene bombardato da immagini e situazioni non-comprese e, per paura di sembrare stupido, dà un valore aggiunto all'opera artistica. El Topo mette in campo talmente tante suggestioni filosofico-sociali al punto da confonderle e ciò che rimane di davvero mirabile è il significante e meno il significato, un significante che poi risulta chiaro solo nell'immaginario mentale del regista. Un po' supponente la frase detta da Jodorowsky rispetto a questo film: "Se siete illuminati, El Topo sarà per voi un grande film. Se non lo capirete è perché siete degli stronzi limitati". Ci sto, però rimane il fatto che El Topo, più che un'esperienza mistica è un esperienza cinematografica che con i suoi non-sense di gusto surreale disorienta. Che poi il disorientamento e l'iconoclasi siano momento di crescita spirituale può anche essere. Val la pena consigliare a coloro che si avvicinano alle opere di Jodorowsky, prima di tutto di non farsi irretire dalla schiera di spocchiosi dell'essai che esaltano il regista cileno solo perché nel cognome ha quattro lettere esotiche, secondo di crearsi un piccolo percorso che comprenda anche le altre due pellicole ('73 - '89) in modo da avere una visione quanto più integrale della sua poetica. Terzo rimarcare la valenza sociale di questi lavori che supera di gran lunga sia il significato che il significante. Effettivamente, insieme a film quali 2001: Odissea nello spazio (1968), Pink Flamingos (1972), The Rocky Horror Picture Show (1975) ed Eraserhead (1977), tanto per dirne alcuni, i lavori di Jodorowsky con la loro eccentricità ed originalità si ponevano in una posizione di rottura nei confronti del mainstream e della cultura di massa. Da anni si parla di un seguito (Il Figlio di El Topo), ancora irrealizzato.

Il film fu girato in Messico fra il 4 agosto 1969 e il 17 settembre 1969, usò i set appena usati da L'ultimo colpo in canna (1968) e costò circa 400.000 dollari. Approdò sugli schermi il 18 dicembre 1970 in una premiere a New York mentre nel 1971 fu distribuito nel resto del mondo. Distribuito inizialmente come film underground, fu grazie a John Lennon che la pellicola ebbe una distribuzione a livello globale. Il musicista era rimasto così impressionato da questo film che convinse un suo amico a comprarne i diritti e a farsi carico della distribuzione.
Il titolo del film e i nomi dei personaggi principali sono metafora del cinema underground degli anni '60. La talpa scava buchi per poi emergere in superficie. Questo accadeva ad alcuni film low-budget che erano giunti ad ottenere anche l'attenzione del mainstream.

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